In Italia il difficile accesso alla casa incide più che in altri Paesi europei sulla vulnerabilitä e i rischi sociali delle persone. Servono investimenti e un cambio di rotta – di Marcello Natili

Pur non essendo ancora un tema entrato nell’agenda politica, è oramai diffusa la consapevolezza che in Italia non possedere una casa sia fonte di vulnerabilità e rischi sociali. I dati a riguardo non mentono: tra chi vive in affitto, il rischio povertà relativa, assoluta e persino quello di vivere in condizione di deprivazione materiale è decisamente più alto rispetto a chi è proprietario, soprattutto se quest’ultimo non deve pagare un mutuo.

11,7 euro

La spesa pro-capite per il settore abitativo in Italia, oltre
dieci volte inferiore alla media Ue, pari a 139,8 euro.

Sappiamo invece di meno riguardo alla povertà abitativa estrema e alla diffusione del fenomeno dei senza dimora, anche a causa dell’assenza di un monitoraggio del fenomeno costante ed efficace sull’intero Paese. I dati Istat sugli individui senza tetto e senza fissa dimora iscritti all’anagrafe (96.197 a fine 2022) offrono una visione solamente parziale dell’ampiezza e delle caratteristiche della grave marginalità nel nostro Paese. Diventa allora interessante ragionare su una nuova indagine, recentemente lanciata da Eurostat, che si interroga su chi tra gli individui residenti in un determinato Paese dichiara di esser stato costretto a ricorrere a soluzioni di emergenza o temporanee, di risiedere in luoghi non destinati a un uso abitativo permanente o persino di dormire in spazi pubblici. Questi dati sembrano indicare che la povertà estrema, pur presente nel nostro territorio, sia meno diffusa rispetto ad altri Paesi, avendone fatto esperienza almeno una volta nella vita l’1,2% della popolazione (circa 708mila persone) a fronte di una media europea pari al 4,9%. Posto diversamente, l’Italia, uno dei Paesi europei in cui i bisogni abitativi sono più pressanti, potrebbe non essere tra quelli dove la grave marginalità adulta è più diffusa. Ma quali sono le cause delle difficoltà abitative estreme, se ci fidiamo di questa rilevazione? Come altrove, la mancanza di reddito in primis seguita dalla presenza di gravi problematiche familiari o relazionali, quest’ultime però risultano meno diffuse in Italia (21,8%) rispetto al resto d’Europa (30%). Quel che colpisce è che la perdita di lavoro o l’impossibilità di trovarne uno (11,4% vs 7,3%), la cessazione di un contratto d’affitto (9,5% vs 5,2%), o condizioni abitative inadeguate o non abitabili (10,1% vs 4%), incidono in misura significativamente maggiore in Italia. Inoltre nel nostro Paese è più difficile uscire dalla situazione di bisogno grazie a un alloggio sociale o a un affitto agevolato (16% vs 20,4%). In altri termini, in Italia, il difficile accesso a casa e lavoro giocano un ruolo più importante che altrove nel generare condizioni di marginalità estrema. Diversamente che in passato, nell’ultimo decennio povertà e marginalità estrema sono state oggetto di interventi legislativi. Passi in avanti rilevanti sono stati fatti per quanto riguarda la definizione dei servizi per il contrasto alla grave emarginazione adulta. Sono stati introdotti strumenti e procedure specifiche per garantire pienamente il diritto alla residenza alle persone senza dimora, in modo da consentire l’effettivo accesso a servizi sociali, cure sanitarie e alle tutele previste dall’ordinamento italiano per tutti i cittadini. Si tratta di interventi importanti, e tuttavia, i dati menzionati suggeriscono che per essere pienamente efficaci devono essere affiancati da un investimento maggiore per garantire disponibilità di alloggi pubblici e per sostenere chi vive in affitto. Nel 2023 la spesa pro-capite per il settore abitativo in Italia è stata di 11,7 euro, oltre dieci volte inferiore alla media Ue, pari a 139,8 euro. Il cronico sottofinanziamento del settore rappresenta un grave ostacolo allo sviluppo di strategie orientate alla casa (housing first) nel contrasto alla condizione di chi non ne possiede una. Da qui bisogna partire per rispondere alle esigenze sia di chi è senza dimora sia di chi è a rischio di diventarlo.